Le risoluzioni approvate dai partecipanti al XXI Convegno italiano di ornitologia di Varese, settembre 2023

12 Settembre 2023

News

Al termine dei lavori del XXI Convegno italiano di ornitologia di Varese, il 9 settembre 2023, da parte di alcuni partecipanti sono state presentate tre proposte di risoluzioni relative a importanti temi di conservazione degli uccelli e degli ambienti naturali.

 

  • Risoluzione relativa alla conservazione del lanario (Falco biarmicus feldeggii), specie minacciata di estinzione in Italia (presentata da Tonio Sigismondi)
  • Risoluzione sui progetti di mitigazione del rischio di frana in falesia e riorganizzazione, messa in sicurezza e valorizzazione del sistema di fruizione del comprensorio di Punta Giglio nell’ area marina protetta di Capo Caccia – Isola Piana (presentata da Giuseppe Bogliani)
  • Risoluzione sull’impatto delle attività outdoor sull’ambiente montano (presentata da Federica Luoni)

 

Le risoluzioni sono state presentate e votate singolarmente, tutte all’unanimità.

I testi sono riportati qui sotto. Per ciascuna risoluzione si procederà all’invio a diversi soggetti interessati.


Risoluzione relativa alla conservazione del lanario (Falco biarmicus feldeggii), specie minacciata di estinzione in Italia

 

I partecipanti al XXI Convegno Italiano di Ornitologia tenutosi a Varese dal 5 al 9 settembre 2023

premesso

  • Che da anni gli ornitologi italiani svolgono ricerche sullo stato di conservazione e sull’ecologia delle popolazioni di lanario;
  • Che tali ricerche hanno evidenziato una riduzione significativa delle popolazioni nidificanti, al punto da ritenere a forte rischio la stessa sopravvivenza della specie nel medio-lungo termine;
  • Che tale riduzione, come testimoniato dalla bibliografia in materia e allegata al presente documento, è in corso in tutte le regioni dove la specie è risultata o risultava nidificante, ovvero Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia e Toscana;

considerato

  • Che la sottospecie presente in Italia (Falco biarmicus feldeggii), esclusiva del bacino mediterraneo centrale e orientale, è considerata Endangered nella recente Lista Rossa nazionale;
  • Che il nostro paese ha enormi responsabilità a livello comunitario per la conservazione della sottospecie, dal momento che l’Italia ospita il 60-70% dell’intera popolazione dell’Unione Europea4;
  • Che la specie è sottoposta a tutte le normative di protezione italiane ed internazionali. In particolare è specie prioritaria per la conservazione ai sensi delle Direttive UE 2009/147/CE e 92/43/CE. Per la sua importanza è stato elaborato nel 2000 da BirdLife International, su incarico della Commissione Europea, l’“International Species Action Plan Lanner Falcon Falco biarmicus”16. A tale documento ha fatto seguito il “Piano d’azione nazionale2” che individuava le minacce e proponeva una serie di azioni di conservazione;
  • Che tra le minacce che stanno agendo sulla conservazione della specie, individuate anche dal Piano d’Azione Nazionale, quelle che sono state rilevate con regolarità nel periodo recente sono le trasformazioni ambientali, il saccheggio dei nidi, la competizione con altre specie e il disturbo ai siti di nidificazione a causa di varie attività antropiche;
  • Che questa forte riduzione sta avvenendo malgrado l’emanazione del Piano d’Azione Nazionale e l’inclusione di gran parte dei siti riproduttivi in aree protette istituite ai sensi della norma quadro L 394/1991 e/o in ZSC o ZPS designate ai sensi delle citate Direttive UE 2009/147/CE e 92/43/CE. Pertanto, visto il forte trend negativo, si può ritenere che la tutela derivante da questi strumenti e istituti di protezione non venga sufficientemente attuata oppure non sia abbastanza efficace per la specie;
  • Che a fronte dell’importanza conservazionistica della specie, la mancata implementazione di misure urgenti di tutela, atte ad evitarne l’estinzione su scala nazionale, sarebbe incoerente con i target individuati dalle convenzioni e strategie europee in tema di biodiversità recepita in Italia con la Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 adottata con decreto MASE del 7 agosto 2023, che prevede Obiettivi Strategici, Azioni (tra cui Azione B1.1 Applicare le misure necessarie per evitare il degrado e favorire il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat protetti ai sensi delle Direttive Uccelli e Habitat) e sotto azioni specifiche (tra cui Sotto-Azione B1.1.c) Programmare azioni per la ripresa delle specie più rare e minacciate (ad esempio con l’implementazione dei Piani d’Azione Nazionali esistenti e in programmazione);
  • Che purtroppo è stato rilevato come a volte gli enti di gestione delle aree protette non valutano e non contrastano attività che comportano forti rischi per la specie, in qualche caso anche promuovendole;
  • Che il lanario si può ritenere “specie bandiera” per la conservazione di uno degli habitat più importanti e a rischio in Italia e nel Mediterraneo, ovvero le aree aperte semi-aride, caratterizzate dalla presenza di altre specie importanti ai fini della conservazione e da habitat prioritari ai sensi della Direttiva Habitat, quali habitat prativi naturali e seminaturali;

esprimono

forte preoccupazione per una delle specie più importanti e iconiche della fauna italiana. Infatti, se non si interrompe l’attuale trend di decremento numerico e contrazione di areale del lanario in Italia, il rischio estinzione appare elevato nei prossimi decenni;

chiedono

  • che con urgenza sia intrapresa un’azione mirata, a regia ministeriale, con l’ausilio scientifico di ISPRA e con il coinvolgimento degli enti territoriali a vario titolo competenti per conseguire, prioritariamente, la tutela dei siti riproduttivi di lanario dal disturbo antropico attraverso l’individuazione di aree, entro le quali interdire nel periodo riproduttivo attività antropiche potenzialmente impattanti per la specie, che esulano dalle normali attività di conduzione agricola dei fondi e definire ulteriori azioni immediate e coordinate per la conservazione della specie;
  • che ciascun Ente territorialmente competente, come da indirizzario allegato, si attivi per garantire la piena tutela delle coppie nidificanti ai sensi delle normative vigenti.

 

La presente risoluzione è stata discussa e approvata all’unanimità dai partecipanti al Convegno.


 

Risoluzione sui progetti di mitigazione del rischio di frana in falesia e riorganizzazione, messa in sicurezza e valorizzazione del sistema di fruizione del comprensorio di Punta Giglio nell’ area marina protetta di Capo Caccia – Isola Piana

 

Premesso

  • Che Punta Giglio, situata nel territorio Comunale di Alghero, è riconosciuta come area di rilevante interesse per l’Avifauna in quanto sito di riproduzione ed alimentazione per le seguenti specie incluse nell’Allegato 1 della Direttiva 2009/147/CE: Pernice sarda – Alectoris barbara, Berta maggiore – Calonectris diomedea; Falco pellegrino – Falco peregrinus,  Occhione – Burhinus oedicnemus, Gabbiano corso – Larus audouinii, Succiacapre – Caprimulgus europaeus; Magnanina salda  – Sylvia sarda, Magnanina – Sylvia undata e per le seguenti specie di importanza biogeografica: Poiana – Buteo buteo arrigonii, Barbagianni – Tyto alba ernesti, Picchio rosso maggiore – Dendrocopos major harterti, Scricciolo – Troglodytes troglodytes  koenigi, Pigliamosche corso-  Muscicapa striata tyrrhenica, Cinciallegra –  Parus major ecki, Zigolo nero –  Emberiza cirlus nigrostriata
  • Che per la sua importanza scientifica Punta Giglio è parte integrante del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, dell’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana, della ZPS Capo Caccia – ITB013044 e della ZSC Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta Giglio – ITB 010042

Considerato

  • Che il Parco di Porto Conte ha predisposto i seguenti progetti: “Mitigazione del Rischio di Frana in Falesia di Punta Giglio, codice AMP_PNM_25_05” e “Riorganizzazione, messa in sicurezza e valorizzazione del sistema di fruizione del Comprensorio di Punta Giglio in Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana, codice AMP_PNM_05_06”.
  • Che i suddetti progetti risultano entrambi approvati da tutte le Istituzioni competenti.
  • Che i suddetti progetti, con parere dello SVA della Regione Sardegna, (Prot. n. 24055 del 14/11/2018) sono stati considerati non assoggettabili a VINCA appropriata e a VIA.
  • Che il Progetto Definitivo “Mitigazione del Rischio di Frana in Falesia di Punta Giglio, codice AMP_PNM_25_05” prevede oltre al disgaggio di blocchi rocciosi, alle chiodature passive e al posizionamento di funi metalliche anche l’uso di reti metalliche per consolidamento di diversi tratti del terzo superiore della falesia.
  • Che il Progetto Definitivo “Riorganizzazione, messa in sicurezza e valorizzazione del sistema di fruizione del Comprensorio di Punta Giglio in Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana, codice AMP_PNM_05_06” oltre alla messa in sicurezza di un tratto di falesia mediante disgaggi e chiodature prevede il posizionamento di 13 boe dedicate alle unità nautiche per attività di snorkeling e trasporto collettivo nell’immediata vicinanza della falesia.

GLI ORNITOLOGI PARTECIPANTI AL XXI CONVEGNO ITALIANO DI ORNITOLOGIA, RIUNITI A VARESE, ESPRIMONO

viva preoccupazione per l’impatto che le opere previste nei due progetti in oggetto possono determinare sull’avifauna nidificante nell’area di Punta Giglio ed in particolare su quella di interesse comunitario e biogeografico.

Chiedono

che le Istituzioni in indirizzo si pronuncino sull’ipotesi di una sospensiva dei lavori in attesa di un adeguato monitoraggio ex ante e di una VINCA appropriata.

 

La presente risoluzione è stata discussa e approvata all’unanimità dai partecipanti al Convegno.


 

Risoluzione sull’impatto delle attività outdoor sull’ambiente montano

 

I partecipanti al XXI Convegno Italiano di Ornitologia tenutosi a Varese dal 5 al 9 settembre 2023

Premesso che

  • negli ultimi anni e ancor più dopo il periodo di confinamento dovuto alla pandemia da Covid-19 vi è stato un incremento del numero di presenze turistiche nelle località montane nel corso di tutto l’anno, a cui si è associato un cambiamento nella tipologia di fruitore delle zone montane, sempre più frequentate da turisti con diverso grado di sensibilità e spesso meno consapevoli degli impatti della loro presenza sugli uccelli e sull’intero ecosistema montano;
  • molte località turistiche montane stanno negli ultimi anni ampliando e diversificando l’offerta turistica al fine di adattarsi ai cambiamenti nella domanda. Tali ampliamenti dell’offerta spesso si basano sulla replica di modelli legati al turismo di massa o all’intrattenimento proprio delle aree urbane, comportando la creazione di infrastrutture o l’organizzazione di attività ed eventi che vengono ora svolti anche in aree relativamente remote, in passato non interessate dalla presenza turistica;
  • sono già ad oggi noti numerosi progetti, sia in fase di proposta preliminare che esecutiva, di ampliamento di comprensori sciistici con relativa costruzione di impianti di risalita e infrastrutture ad essi collegate (infrastrutture viarie, costruzioni annesse, parcheggi, reti elettriche, ecc…);
  • nel 2026 si terranno le Olimpiadi invernali Milano-Cortina, evento di grande portata e potenzialmente anche di grande impatto sull’ambiente montano per flussi di persone, opere e trasformazioni connesse e che, benché propagandato come un evento con al centro la sostenibilità, si stanno di fatto dimostrando del tutto lontane dall’esserlo concretamente

Considerato che

  • è appurato l’impatto diretto degli impianti di risalita e dei cavi sospesi sull’avifauna ed in particolare su alcune specie di interesse conservazionistico come fagiano di monte, gallo cedrone, pernice bianca e varie specie di rapaci;
  • tali infrastrutture generano, molto frequentemente, un impatto irreversibile sugli habitat, sia forestali che di prateria; è altresì appurato l’impatto che le attività sportive e ricreative posso avere sulle specie laddove esse interferiscano con le attività riproduttive o di riposo (es. arrampicata in periodo di nidificazione in prossimità di siti riproduttivi di rapaci, attività fuoripista nel periodo invernale in siti chiave per lo svernamento dei Galliformi alpini, o escursionismo estivo al di fuori della rete sentieristica);
  • numerosi studi, alcuni dei quali presentati anche durante il presente convegno, mostrano come i cambiamenti climatici in atto e previsti stanno influendo e influiranno in maniera significativa sulla disponibilità di habitat per le specie di ambiente montano, comportando una forte riduzione delle aree idonee a ospitare tali specie;
  • diverse aree attualmente idonee per queste specie minacciate e che rimarranno adatte per le stesse nelle condizioni future (i c.d. “rifugi climatici”, aree chiave per la sopravvivenza di specie e ambienti d’alta quota1), sono interessate o interessabili da progetti di espansione di comprensori sciistici;

esprimono

forte preoccupazione per il futuro delle specie e degli ecosistemi montani, ed in particolare alpini, già messi a dura prova dai cambiamenti climatici e ambientali in atto, i cui equilibri devono essere preservati, non solo per la salvaguardia della biodiversità ma anche per il mantenimento di servizi ecosistemici essenziali da cui dipende gran parte della popolazione (acqua, materie prime, etc.);

evidenziano che

non è pensabile replicare il modello di sviluppo cittadino e planiziale nelle aree montane, le quali possiedono delle caratteristiche peculiari, sia in termini di biodiversità che di co-evoluzione tra biodiversità e attività antropica. Tali particolarità devono essere rispettate e valorizzate, anche in chiave economica, e non stravolte da uno sviluppo che danneggia o distrugge le risorse proprie della montagna e che non può essere sostenibile, sul piano economico, ambientale e sociale, nel lungo termine.

Per quanto premesso, chiedono ai decisori politici di

  • prendere atto della grave situazione che si prospetta per le aree montane a fronte del cambiamento climatico e ambientale e che tale situazione non può che essere aggravata da una fruizione “aggressiva” e consumistica delle nostre montagne;
  • favorire forme di fruizione e sviluppo in grado di preservare le risorse ambientali e il sistema socio-ecologico delle aree montane, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e i Sustainable Development Goals;
  • di fermare la realizzazione di nuovi impianti di risalita e infrastrutture sportive e opere connesse in aree protette e nei rifugi climatici (per una individuazione dei rifugi climatici a scala alpina, si veda1)
  • di lavorare in concerto con le comunità scientifiche nazionale e locali per l’individuazione di soluzioni win-win che favoriscano una frequentazione turistica compatibile con la conservazione delle specie e degli habitat e lo sviluppo di attività economiche sostenibili sul territorio montano, come già avviene in numerose realtà, dove la fruizione incentrata sui valori naturalistici e ambientali rappresenta il principale volano dell’economia locale e dove accorgimenti ad hoc (es. chiusure temporanee di percorsi sentieristici, divieti temporanei di arrampicata nel caso di siti di nidificazione di specie sensibili, realizzazione di pannellistica e segnaletica ad hoc ecc..) possono contribuire a ridurre fortemente i conflitti tra attività outdoor e conservazione;
  • prendere atto del lavoro della comunità scientifica sui rifugi climatici, nonché promuovere gli studi sugli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi alpini, anche al fine di integrare e ampliare la rete di aree protette (e gli strumenti gestionali per la conservazione all’interno delle stesse) per includere e tutelare i rifugi climatici (1). Tale azione contribuirà anche al raggiungimento del target del 30% di aree protette e del 10% di aree strettamente protette previsto dalla Strategia europea sulla Biodiversità per il 2030;
  • rafforzare e promuovere le iniziative di formazione sulle modalità di fruizione e di sviluppo economico della montagna compatibili con la conservazione a lungo termine delle risorse ambientali delle aree montane stesse.

 

La presente risoluzione è stata discussa e approvata all’unanimità dai partecipanti al Convegno.